Umberto e Mauro Bigisono titolari di un’impresa esempio di modernità e funzionalità per la capacità di comunicare il valore di un prodotto antico eppure modernissimo quale la carne di razza Chianina a rischio di estinzione. Il loro allevamento è oggi il più grande del Nord Italia e si piazza fra i primi 10 italiani. Si estende su oltre 100 ettari disposti su colline incontaminate e suggestive. Dove oltre a zone boschive e pascoli, che permettono agli animali di vivere una parte dell'anno all'aperto, coltiviamo foraggi e cereali con metodi biologici. I bovini vengono allevati al pascolo e in stabulazione libera, in piena conformità alle disposizioni dell'Unione Europea per la Zootecnia Biologica. L'Allevamento adotta la linea vacca - vitello, dove i vitelli vengono allevati dalla madre, con cui rimangono per 6 mesi, per poi, dopo lo slattamento, riunirsi in mandrie distinte di vitelloni e manzette. La macellazione avviene all'età di 18 – 24 mesi. L'inseminazione avviene attraverso monta naturale con tori presenti nell'allevamento. Nell'Azienda si trovano solo bovini di razza chianina in purezza, cioè iscritti all'Albo Genealogico Nazionale della Chianina. Anche l'alimentazione è garantita in maniera eccellente, con la coltivazione e molitura dei cereali da destinare all’alimentazione: con la presenza in azienda di un impianto di molitura che permette di trasformare in farina per bovini 4 cereali : mais, orzo, crusca, favino. I Bigi si presentano così: “Negli anni abbiamo chiuso il ciclo produttivo dell’azienda e oggi possiamo dire di coltivare orzo e vendere bistecche”.
Acetaia Pedroni che esiste dal 1862, è oggi condotta da Giuseppe Pedroni, che rappresenta la sesta generazione di osti e produttori di aceto balsamico, ed è una tra le più conosciute acetaie del modenese. Proprio per la sua dedizione secolare a questa produzione l’Acetaia Pedroni è il luogo migliore per capire nella sua intera complessità cosa sia veramente l’Aceto Balsamico. Uno dei prodotti più rappresentativi della provincia modenese, e dell’Italia nel mondo. L’aceto balsamico tradizionale di Modena, è mosto d’uva cotto a 90° lasciato invecchiare nelle batterie, famiglia di botti (almeno cinque e sempre in numero dispari) di capienza decrescente. L’acetaia ancora oggi si trova nel sottotetto dell’edificio, dove gli sbalzi termici – caldo d’estate e freddo d’inverno – favoriscono la maturazione dell’aceto. E’ solo alla fine della stagione fredda si compie il travaso, ma non è finito. L’aceto tradizionale invecchia almeno per 12 anni, 25 per essere extravecchio, ed è talmente pregiato che è tradizione, quando nasce un figlio, cominciare una batteria che sarà poi la sua dote.
La Pedroni non è solo custode secolare di questo prezioso rito, ma anche una grande azienda, che accanto al Tradizionale Dop, e al Balsamico IGP, produce Trebbiano e Lambrusco. La famiglia Pedroni continuano inoltre la conduzione di una delle osterie di maggiore tradizione del modenese, dove ai cibi fatti nell’antica maniera si affianca la certezza che per gustarli al meglio non si debbano avere distrazioni, nemmeno quella del moderno cellulare. Sebbene nel 2015 nell’osteria Pedroni non si usano cellulari, ma si consegnano e vengono tenuti sotto chiave per tutta la durata del pranzo. Perché il cibo lì ha un valore sacro.
Da manager a frutticoltore è questo il percorso imprenditoriale di Gianni Trovati, che dopo aver studiato all’estero e lavorato per multinazionali come Oreal, Manetti e Roberts e Ely Lilly, ha deciso di dirigere e investire la sua esperienza nella gestione dei terreni di famiglia a Leonforte, in Sicilia, creando l'Azienda Samperi. Proprio le sue precedenti esperienze imprenditoriali lo hanno aiutato a focalizzare le potenzialità di quel territorio e dei frutti autoctoni, in particolare della Pesca di Leonforte, su cui investe tempo ed energia prima di arrivare a definire la modalità con cui migliorare la coltivazione e la trasformazione. La pesca nel sacchetto diventa il brand e il prodotto dell’azienda Samperi. Una percoca tardiva che matura da settembre ad ottobre. A giugno quando la pesca è grande quanto una mandorla viene insacchettata una per una direttamente sull’albero, evitando l’uso massiccio di insetticidi. Una pesca pregiata e totalmente biologica senza l’uso di nessun tipo di azione che non sia quella della protezione del sacchetto, un lavoro certosina che da i suoi indubbi risultati sia per al qualità che per l’apprezzamento dei consumatori. Nel 2008 è premiato dall'OIGA (Osservatorio Imprenditorialità Giovanile in Agricoltura) per avere inserito importanti innovazioni nella pratiche della sua azienda.
Walter Zamuner è uno di quei contadini che sanno intimamente di riuscire in tutto quello che tenteranno. Walter 32 anni nato a San Quirino e con la passione per l'agricoltura tramandatagli dal padre e dallo zio. L’agricoltura non solo come fonte di reddito ma anche come rapporto quotidiano con la natura. Questo forse lo ha spinto alla scelta di portare la coltivazione dello zafferano in Veneto. Una pianta della famiglia delle iridacee, coltivata in Asia e in molti paesi del Mediterraneo, da cui si ricava la spezia. In Italia si produce principalmente nelle Marche, in Abruzzo, in Sardegna, Sicilia, Umbria e in Toscana. E' una pianta che soffre il freddo, i ristagni idrici e la struttura del terreno. In Friuli non esiste e non fa parte della tradizione culinaria della regione del nord-est. Il fiore azzurro, delicato, dai cui stimmi, tramite un meticoloso procedimento manuale, si ricava una spezia ricercata, dai mille utilizzi in cucina ma impiegata anche nella cosmesi e in medicina. Una produzione perciò faticosa il cui prezzo sul mercato poteva valere il rischio di tentarla a temperatore così diverse da quelle in cui cresce normalmente. Così sfidando l’ovvio e l’abitudine, Walter ha saputo soddisfare i suoi intenti: crearsi una nicchia produttiva esclusiva e stare a contatto con la natura quotidianamente. Sebbene le quatta sono solo quelle che si possono gestire a mano, la possibilità di vendere on line il suo prodotto, gli permette di garantire la sostenibilità del suo lavoro e la qualità del suo prodotto.
Recofunghi produce funghi, utilizzando fondi di caffè. Sembra bizzarro, ma è proprio da un’intuizione azzardata che Daniele Gioia ha saputo creare un’azienda altamente sostenibile che trasforma gli scarti in prodotto commestibile di altissima qualità. Perché in natura non esistono scarti e seguendo il filo logico di questa verità Daniele, dopo alcuni anni di tentavi e sperimentazioni, è arrivato alla soluzione ottimale per produrre funghi. Nella piccola cittadina della Basilicata di Pietrogalla, si raccolgono i fondi di caffè dai bar, e poi vengono lavorati a mano per preparare il terreno ai funghi. Una storia vera, che supera la Green Economy ed atterra nella Blue Economy, quella della sostenibilità delle produzioni fondata sul riutilizzo di materia. Recofunghi è una azienda win-win in cui tutti gli attori della filiera hanno un beneficio: vincono i cittadini risparmiando il conferimento in discarica di una materia considerata impropriamente un rifiuto; vincono gli esercenti, che decidono di non disfarsi del prezioso scarto utilizzando a livello promozionale la loro scelta (e in un domani più o meno distante riducendo la loro tariffa per lo smaltimento dei rifiuti); vince Recofunghi ottenendo materia prima di ottima qualità a prezzi competitivi; vincono i consumatori che possono gustare un prodotto di qualità e con ottime caratteristiche sensoriali e nutrizionali, testate dal Centro Italiano di Analisi Sensoriali di Macerata.
La Società Agricola AlghItaly srl è nata nel 2013 da un'iniziativa di Algain Energy srl di Francesco Campostrini che con il socio Matteo Castioni ha creato la prima azienda italiana per la produzione artificiale di microalghe. Integratori alimentari e farmaci insieme, le microalghe presentano importanti capacità di prevenire e trattare le malattia, tanto d’aver fatto coniare agli addetti un nuovo nome: Nutraceutica, fusione dei termini "nutrizione" e "farmaceutica", per indicare la disciplina che indaga la materia. Quello che non va tralasciato però è che AlghItaly non esisterebbe se Francesco Compostrini non avesse precedentemente inventato anche gli impianti modulari, (fotobioreattori) necessari per la crescita delle alghe, che sostituiscono quelli normalmente in uso in quest’industria, estremamente costosi. AlghItaly perciò fonda la propria strategia su un indubbio contenimento dei costi di impianto, e sulla coltivazione di un prodotto puro e naturale al 100% e di provenienza italiana, cosa per la quale utilizza una tra le migliori fonti d'acqua disponibile, quella della fonte Recoaro.
Forti dei risultati finora raggiunti e delle ricerche di mercato che indicano un costante aumento dell’uso di questo prodotto, i soci di Sommacampagna stanno mettendo a punto un nuovo impianto di produzione fai da te, da utilizzarsi in casa. Nel frattempo, è possibile acquistare tutti i prodotti sul sito di e-shop dell’azienda.