I cookie ci aiutano ad erogare servizi di qualità. Utilizzando i nostri servizi, l'utente accetta le nostre modalità d'uso dei cookie
Ulteriori informazioniOk
E’ davvero un ritorno al futuro quello che stanno vivendo l’agricoltura e l’agroalimentare italiani. Una volta si andava fuoriporta per comprare l’ovetto fresco, oggi la vendita diretta sta diventando un importante asset per le aziende agricole. Cambiano radicalmente i sistemi distributivi: oggi gli agricoltori hanno imparato ad associarsi, a portare al mercato direttamente i loro prodotti in forma collettiva e anche i consumatori, attraverso i gruppi di acquisto, hanno cambiato il loro modo di fare la spesa in campagna. E’ un’evoluzione della distribuzione che muove sostanzialmente su tre elementi: bio, Gas e web. L’esplosione di domanda di coltivazioni biologiche ha portato ad una crescente domanda ed offerta diretta. Una componente di questa rivoluzione sono stati senza dubbio i Gas- i gruppi di acquisto solidali – che hanno incentivato le imprese agricole e gli artigiani dell’agroalimentare a sviluppare le loro competenze commerciali attuando integrazioni verticali di filiera. Il terzo elemento è la prepotente ascesa dell’ e commerce. Anche se l’Italia rispetto ad altri paesi ad economia matura ha ancora volumi relativamente ridotti nella vendita on line di alimenti, la tendenza si è affermata tanto che anche le più importanti catene di distribuzione organizzata hanno aperto innovativi canali commerciali. E del resto l’e-commerce è divenuto ormai patrimonio di gran parte delle aziende agricole italiane. Un ulteriore passo in avanti nella modificazione dei canali distributivi è dato dall’attività delle centrali agricole che hanno organizzato la commercializzazione dei prodotti dell’agroalimentare come chiusura della filiera e in una visione di agricoltura multifunzionale. Anche qui la spinta dei produttori di biologico è stata un fattore di promozione dell’aggregazione commerciale. Oggi lo scenario distributivo è radicalmente mutato: si tende ad accorciare la filiera, si tende ad aggregare i piccoli produttori per fare massa critica utilizzando come denominatore comune la qualità e i processi produttivi omogenei e vi è anche una nuova consapevolezza nel consumatore sempre più disposto ad ascoltare le ragioni dell’agricoltura.
I casi aziendali che hanno ispirato i viaggi d’autore
Se un prodotto è buono, perché non farne un’eccellenza? Questo devono aver pensato i pastori di Nurri, nel nuorese, quando nel 1962 si sono uniti in cooperativa, con lo scopo di valorizzare prodotti che da sempre facevano nello stesso modo, elevandone la qualità e facendoli conoscere a chi in Sardegna non ci vive. Formaggi tipici della regione, prodotti con il latte di ovini che pascolano nei terreni della Barbagia e sulle colline che si affacciano sul Flumendosa e sul Mulargia. Oggi il caseificio della Cooperativa segue tutte le fasi di produzione: il latte ovino e caprino conferito dai soci viene lavorato per creare formaggi che hanno saputo conquistare anche la clientela internazionale. Con più di ottocento soci, la cooperativa riesce a trasformare 14 milioni di litri di latte ogni anno. Il Pecorino Romano dop è il prodotto di punta del caseificio, che guarda al territorio anche dal punto di vista della tutela ambientale; un impianto fotovoltaico installato nel 2013 consente infatti di coprire per il 90% le necessità energetiche dell’azienda.