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I fiori, le spezie e il miele e i condimenti
Animato sin da piccolo da una forte passione per la natura, il dottor Pescia ha deciso di consacrare questo amore con una laurea in agraria dopo la quale, seguendo le tracce del padre che praticava l’apicoltura per hobby, è diventato un professionista in questo settore. Oggi l’azienda di Rosignano Marittimo conta il più alto numero di alveari di tutta la Toscana. Le api vengono spostate di notte da un alveare all’altro, seguendo le principali fioriture monofloreali - dall’acacia al castagno, dall’edera al corbezzolo - passando dalla foresta dell’Abetone alla Macchia mediterranea livornese. La pratica del nomadismo fa di questi mieli prodotti unici, a volte rari, come il miele di rovo, prodotto nei poderi abbandonati e incolti o il miele di macchia mediterranea composto da nettari di fioriture spontanee di erica arborea, lillatro, ramno, sulla e cisto. Il dottor Pescia collabora con l’Università di Pisa, svolge attività di divulgazione dei mieli tipici toscani e visite guidate all’interno dell’azienda, durante le quali viene illustrato il mondo delle api e si procede alla visita della mieleria. Oltre alle varietà di miele, l’azienda produce anche idromele e prodotti cosmetici.
Il gruppo di lavoro di Solmielato è costituito da 700 famiglie di api - allevate in regime di agricoltura biologica – a cui Filippo Leonardi, di Zafferana Etnea, dedica da trent’anni tutto il suo tempo. Nel 1977 il padre Salvatore acquista le prime famiglie e qualche anno dopo Filippo, appassionato da sempre del mondo delle api, lo segue in questa impresa, maturando l’esperienza necessaria per fare di quell’attività semi amatoriale un’azienda di prim’ordine nel settore mielistico. Fedele agli standard biologici, Solmielato non utilizza nessun trattamento chimico. La cura delle api è sempre al primo posto, il loro benessere costituisce un obiettivo primario per Filippo che, selezionando i ceppi di famiglie più resistenti alle malattie, le nutre in modo abbondante perché possano dare il massimo nel loro lavoro di produzione. Tempi lenti per non stressare le api e metodi naturali per la cura delle malattie, applicati in più riprese a garanzia di efficacia. Per fare un miele biologico si deve partire dal fiore: per questo Filippo seleziona annualmente i terreni, coltivati secondo il metodo biologico, per permettere alle sue api di raccogliere nettare puro dalle essenze floreali della terra etnea.
I campioni si distinguono dal resto dei giocatori perché sono in grado di affrontare e vincere anche le sfide più difficili. Quella del tempo, per un apicoltore, è la battaglia più dura: il freddo e le cattive condizioni atmosferiche possono pregiudicare irrimediabilmente la produzione annuale, determinando enormi difficoltà. Sergio Zipoli, apicoltore del cremonese, ha saputo affrontare la sfida e l’ha vinta. Sarà per questo che nel 2014 ha ricevuto il primo premio al concorso nazionale Roberto Franci per il miglior miele d’Italia. Far fronte ad un’annata difficile ha significato spostare di continuo le arnie alla ricerca di sole, facendo un nomadismo quasi eroico, per ottenere alla fine un risultato ottimale con il suo miele d’acacia. Quella di Sergio è una produzione completamente biologica, che all’acacia affianca tiglio, rododendro, millefiori e grano saraceno. Dalla Valcamonica al Piacentino per il castagno, dal Parco dell’Adamello per il rododendro al cremonese per gli altri mieli. 40-50 quintali annui di pura qualità, venduti a privati e a pochi negozi selezionati.
Sono le api a fare il miele o è l’apicoltore? Senza dubbio sono gli insetti a svolgere il ruolo essenziale alla sua produzione, creando prodotti ogni volta diversi e unici, a seconda dei territori in cui pascolano. È però compito dell’apicoltore saper interpretare i segni della natura e assecondarla, senza per questo dover rinunciare all’innovazione. È stata questa la capacità di Claudio Comaro che, abbandonato il suo lavoro, è tornato alla passione familiare per l’apicoltura. Prima di lui, altri Comaro si sono avvicendati alla guida dell’azienda a partire dal 1870, anno di fondazione. Negli anni ’30, all’ammodernamento degli impianti si è affiancata l’introduzione della pratica del nomadismo, attuata per la produzione di mieli monoflorali. E’ a Claudio che si deve, nel 1992, la scoperta della melata, il miele prodotto dalle api a partire dalle secrezioni di un parassita apparso in Friuli con l’introduzione della soia. La sua intuizione ha portato un rinnovamento non soltanto nell’azienda, che si è aperta ai mercati esteri, ma in tutto il settore apistico che ha scoperto e apprezzato questo nuovo prodotto. Oggi Comaro si occupa di 1800 alveari, collocati nei luoghi del Friuli più ricchi di essenze floreali, e lavora prodotti conferiti anche da altre aziende per 800 quintali annui di miele, di cui il 30% esportato in Europa. La nuova sede di Cassacco è luogo di formazione e di divulgazione sul mondo delle api per scuole, hobbisti e professionisti, una realtà dinamica in grado di evolversi e rinnovarsi nel tempo.
Il nomadismo delle api è antico, risale già ai tempi degli Egizi, quando venivano portate da una parte all’altra del Nilo per sfruttare le diverse fioriture. Anche il miele prodotto in provincia di Ravenna deriva un'apicoltura di tipo nomade. Il fondatore dell’azienda Apicoltura Brusi fu tra i primi a praticarla più di un secolo fa, spostando le arnie in zone collinari o anche in altre regioni alla ricerca di fioriture particolari per produrre specifici tipi di miele. Gli alveari vengono spostati soprattutto di notte o all'alba e senza soste intermedie, per non surriscaldare l'ambiente delle api, che, quando giungono a destinazione, impiegano davvero poco tempo per orientarsi e cominciare a produrre. Ancora oggi, il miele Brusi viene prodotto nel rispetto delle tecniche tradizionali, senza alimentazione forzata delle api e senza riscaldarlo; il fatto che cristallizzi qualche tempo dopo la raccolta è una garanzia di assenza di trattamento termico e di inalterate proprietà antifungine. Giunta alla terza generazione, l’azienda è oggi guidata da Cesare Brusi, un vero creativo: oltre ai tradizionali millefiori, sperimenta originali mono varietali come il miele di melata di abete, un miele al fiore di radicchio che fiorisce per poche ore, e, addirittura, il miele di cipolla e di coriandolo. Cesare ama gli abbinamenti con formaggi e frutta e da anni crea eventi per far conoscere e valorizzare il suo oro giallo. Celebre è il suo "laboratorio" del miele in piazza, nel quale mostra, raccontandola, la fase conclusiva della estrazione del miele dal favo.
Pazienza e passione sono parole che Rosella Fortinelli conosce bene. Lei, non avendo una tradizione familiare a sostenerla, è diventata apicoltrice per passione: in un momento di crisi lavorativa, l’idea di immettere delle api nel bosco di sua proprietà a Orvieto, è stata un salto nel vuoto. E poiché apicoltori non ci si improvvisa, Rosella ha seguito un corso, imparato dagli apicoltori umbri e fatto suoi i preziosi consigli dei maestri. Ha così appreso il modo migliore di seguire i ritmi della natura e anche l’impotenza di fronte ai cambiamenti climatici che condizionano le fioriture. La pazienza dell’attesa e dei piccoli gesti diventa routine, ma anche in un prodotto così naturale e semplice si può esprimere creatività: i mieli alla frutta e la crema di miele e nocciole sono i prodotti di maggior successo, che affiancano i tradizionali mieli uniflorali di castagna, tiglio, acacia e millefiori. Fantasia e innovazione caratterizzano l’azienda e gli strumenti di comunicazione: l’impianto fotovoltaico fornisce energia pulita a Casa Parrina, mentre il sito web, premiato nel 2006 come migliore nel settore apicoltura, ha consentito a Rossella di farsi conoscere in Italia e nel mondo, innalzando l’apicoltura locale a livelli altissimi.
Nell’Alta Maremma da trent’anni la famiglia Castellini porta le sue api dove le fioriture permettono la produzione di un miele di qualità. La Val di Cornia è il paesaggio all’interno del quale le arnie, come in un esodo dei giorni nostri, vengono spostate perché le api possano approvvigionarsi dei nettari migliori, creando mieli monoflorali pregiatissimi. Girasole, erica, macchia mediterranea nel livornese; acacia, castagno, eucalipto e sulla nelle province vicine. Ad ogni luogo le sue essenze e ad ogni essenza il suo miele. E dal miele altri prodotti, in primo luogo l’idromele, bevanda antica, per un certo tempo abbandonata, ma tornata oggi all’attenzione dei curiosi. Poi aceto di miele - probabilmente il primo tipo di aceto conosciuto dall’umanità - caratterizzato dall’assenza di pastorizzazione e dalla facile digeribilità. Per l’acquisto dei prodotti è disponibile un e-shop, mentre, per le visite, l’azienda propone l’alloggio in un antico casale ristrutturato e un percorso didattico per imparare il processo produttivo del miele e degli altri prodotti.
Sono tre i luoghi in cui le api di Marina Consiglieri lavorano per produrre miele - monoflorale e millefiori - e altre specialità come pappa reale, cera e propoli: uno è nella valle del torrente Lavagna, Valfontanabuona, uno è a 350 metri di altitudine sulle colline di Genova-Prà, l’ultimo è nella frazione Terrile di Uscio, sempre nel genovese. Dal 1979, Marina alleva le proprie api nel rispetto dell’ambiente e dal 1998 la sua azienda ha ricevuto la certificazione biologica. Tra i monoflorali un posto di rilievo spetta al miele di erica, la cui difficile produzione ne fa una specialità di particolare pregio. La fioritura precoce di questa essenza fa sì che la raccolta sia molto sensibile alle condizioni atmosferiche, in un periodo dell’anno in cui le api non sono in numero elevato. Allo stesso modo il miele di edera, raccolto in autunno, presenta difficoltà che lo rendono un prodotto ad elevato valore commerciale. L’assenza di fonti inquinanti fa sì che in questi mieli si possano sentire tutti gli aromi di questo territorio, dai fiori alla frutta. Le api stesse vengono vendute dall’azienda e anche per gli appassionati non professionisti sono pronte piccole famiglie utili ad avviare una piccola attività amatoriale.
La storia di Francesco Riccucci parte dalla Grecia: un luogo che lo ha fatto innamorare del miele, protagonista indiscusso di tanti piatti della tradizione culinaria greca. Decide così, poco più che ventenne, di iniziare ad allevare due famiglie di api nell’aretino, nonostante la totale inesperienza. All’inizio l’attività sembra andar bene, ma le difficoltà non tardano ad arrivare, quando nel 2007, si trova ad affrontare una moria di insetti che danneggia profondamente i suoi alveari. La passione tuttavia non lo fa fermare e anzi, riparte da zero formando nuove famiglie dalle api rimaste vive. Oggi le famiglie di api sono sempre più ampie e Francesco ha scelto, nonostante le pressioni dell’industria, la via più difficile: quella artigianale. Lo spostamento degli alveari nelle zone vocate alla produzione di miele, le particolari tecniche di selezione, di estrazione a freddo e di conservazione permettono di ottenere un prodotto di alta qualità e genuino dall’alveare sino alla tavola. Oltre ai classici mieli uniflorali, l’azienda produce altre leccornie come il mielcao e il nocciolmiele e poi ancora polline, propoli, cera d’api, caramelle al miele e prodotti cosmetici ricavati dai prodotti dell’alveare.
Mettere insieme l’ape e l’orso nel nome dell’azienda aiuta forse ad esorcizzare il timore che l’animale possa danneggiare gli alveari, ma non ha impedito qualche anno fa che un orso divorasse chili di miele distruggendo le arnie. È il rischio del mestiere, per un apicoltore che alleva i suoi insetti nel Parco Nazionale d’Abruzzo, casa dell’orso marsicano, ghiotto di miele. Una convivenza non sempre pacifica, ma segno della biodiversità che ancora conserva questo ambiente unico. Le api, vere e proprie sentinelle dell’integrità ambientale, sono allevate in circa mille alveari di tipo razionale e costituiscono uno dei più grandi allevamenti presenti in Abruzzo. Dal 1978 l’azienda produce miele, pappa reale, propoli, cera e altri prodotti derivati dalla lavorazione del miele. Severino Di Paolo, il fondatore, è un esperto conoscitore del miele, tanto da fare della sede aziendale un luogo di formazione per professionisti del settore e da realizzare un museo storico di apicoltura, in cui raccogliere materiali e informazioni sul mondo delle api e dei loro prodotti. La certificazione biologica viene a completare un quadro di assoluta qualità: se ce ne fosse bisogno, l’apprezzamento dell’orso ne è ulteriore conferma.
Fare l’apicoltore significa amare il mondo delle api ma anche la terra, i fiori, l’acqua, ogni elemento che la natura offre alla vita. Una questione di cuore dunque: solo così un passatempo può trasformarsi in mestiere. E così è stato per la famiglia Masciulli che, dagli anni ’80, si è avvicinata al mondo delle api e da allora non se n’è mai allontanata. Un hobby che diventa professione e impegno nei confronti della natura, un imperativo morale che impone di non utilizzare prodotti che possano danneggiare l’ambiente e i preziosi insetti. Per fare l’apicoltore però la passione non basta, serve lo studio e la conoscenza delle piante per ottenere mieli di qualità, bisogna sapere dove posizionare le arnie e valutare i tempi delle fioriture. L’azienda Alveus, che ha sede a Martina Franca, a pochi chilometri da Alberobello, produce mieli millefiori e monofloreali praticando apicoltura stanziale e nomadismo, alla ricerca delle essenze più particolari che il territorio tarantino non fornisce come l’eucalipto e gli agrumi. Per i Masciulli curare le proprie api significa imparare da loro a lavorare insieme, in collaborazione anche con altre aziende del settore, per condividere e scambiare esperienze e far crescere tutto il settore apistico.
Produrre cose buone come si faceva una volta: è il motto di questa azienda, guidata dalla giovane Anna Paola Barbero, già premiata per i suoi mieli. La passione per la natura, per i lavori che richiedono tanta dedizione ma che poi portano buoni frutti, sono stati elementi decisivi per intraprendere l’attività di apicoltrice. È nel 2011 che Anna apre un laboratorio di smielatura nel centro di Chivasso, per permettere a tutti di trovare, a due passi da casa, un prodotto buono e genuino, secondo il principio del chilometro zero. Gli alveari delle sue api sono collocati nei boschi delle colline del Monferrato, tra la provincia astigiana e quella torinese. I mieli prodotti in queste zone sono di ciliegio, tiglio, acacia, millefiori e melata di bosco. Oltre al miele, l’azienda si distingue per una piccola produzione di candele di cera d’api, realizzate a mano, e propoli grezza, caramelle al miele e piccole idee regalo.
Storie di api, storie di ritorni, storie di giovani che non si accontentano. C’è una certa assonanza tra il lavoro delle api e la vita di Claudio Meli che lascia il posto fisso e le quattro mura del suo ufficio che garantivano sicurezza. La natura, infatti, ha spesso un richiamo che ha il sapore del rischio, non sempre dolce come il miele, e questo non si può azzittire. L’alleanza con questi piccoli insetti laboriosi risale all’infanzia, quando Claudio raccoglieva le api bagnate e le teneva in mano ad asciugare aspettando che riprendessero il volo. Le letture e la conoscenza del legame stretto tra la vita dell’uomo e la presenza dell’ape, lo ha convinto a seguire questa strada e, una volta abbandonato il lavoro precedente, ha imparato questa straordinaria attività da un apicoltore della zona, per poi mettersi in proprio, con diversi apiari a Palermo e nella provincia. Da allora la sua amicizia con l’ape nera sicula, piccola, dolce, prolifica, è diventata un lavoro, anche se lui stesso, per la quantità di amore che ci mette, fatica a definirlo tale. Grazie a questa attività che svolge in modo artigianale con piccole quantità di prodotto, curando manualmente la fase di invasettamento e di etichettatura, Claudio è venuto a contatto con il mondo della gastronomia che utilizza il miele anche per preparazioni inaspettate, restandone affascinato, pronto a sperimentare nuove collaborazioni.
Un regalo a volte può ispirare, indicando una meta, un obiettivo. La storia di Lara Pancaldi con le api inizia proprio dall’alveare donatole dal padre: già impegnata nell’attività agricola di famiglia, la ragazza decide così di dedicare parte del suo tempo ai piccoli insetti. La passione e la voglia di conoscere e sperimentare l’hanno portata a frequentare corsi di formazione, a studiare e ad accumulare tanta esperienza. Lara oggi gestisce circa 300 famiglie di api e produce cento quintali di miele convenzionale. Ad aiutarla nel suo meticoloso lavoro c’è anche il fidanzato che segue l’attività nelle varie zone d’Italia, poiché la produzione si svolge secondo le regole del nomadismo: le famiglie di api sono infatti allevate sulle Prealpi lombarde per il miele di acacia, sull’Appennino emiliano per quello di castagno e nelle Marche per il miele di girasole. Inoltre Lara si occupa di impollinazione, attività fondamentale sia per l’apicoltore che per l’agricoltore. Come molti apicoltori appassionati al loro lavoro, al punto da considerarlo più vicino a una grande passione impossibile da abbandonare, Lara è ancora in grado si lasciarsi stupire dalla complessità delle api, dall’osservazione dei loro comportamenti, dalla sensazione sempre nuova del produrre l’oro giallo.
Se oggi in Italia si può parlare di “rinascimento dei mieli” si deve anche a giovani come Andrea Paternoster. Di professione apicoltore nomade, è il produttore dei Mieli Thun. Diversi anni fa, ha preso in mano con determinazione l'azienda che il nonno aveva fondato in Val di Non nel 1921. L’obiettivo era quella di restituire a un prodotto prezioso come pochi, ma quasi dimenticato, il ruolo che gli spetta, elevandolo ad ingrediente di alta cucina. Non un miele, ma tanti mieli. Tanti quanti sono i fiori. Il nomadismo praticato da Andrea in tutta la Penisola ha portato, nel tempo, ad una raccolta di circa 20 monofiori di Mieli Thun, che possono essere degustati e comprati direttamente nel borgo di Vigo di Ton dove è presente un piccolo punto vendita. C'è il miele d'acacia. O quello di castagno, di rododendro e di arancio. C’è il miele di edera, rarissimo, raccolto nelle vicinanze del Garda, un vero e proprio miele "numerato" di difficile estrazione: cristallizza velocemente nel favo e regala eleganti note, dolci e vegetali insieme, maltate e floreali, e di cannella. E ancora il miele di erica, di colza, di timo, di tiglio, di melo, di tarassaco. L’azienda è riuscita in questo decennio ad aprire gli occhi anche al grande pubblico, valorizzando le diverse caratteristiche dei mieli monofloreali e facendone apprezzare peculiarità e caratteristiche. Tra gli estimatori di Thun figurano pasticceri e maitre chocolatier dell’altezza di Paul de Bondt e Alfredo Russo, così come grandi chef internazionali del calibro di Ferran Adrià.
Un giovane alchimista del miele: così potremmo definire Giorgio Poeta, 29 anni, marchigiano. La sua storia inizia a Fabriano nel 2003, quando Giorgio ha 18 anni, sta finendo il liceo e papà Poeta gli regala due arnie. Da lì nasce il suo amore per le api e il miele. Nei successivi 10 anni, Giorgio dà vita ad un’azienda agricola, puntando, oltre che sull’elevata qualità, su un’innovazione costante. Il prodotto di punta, unico al mondo, è il Carato, un pregiatissimo miele di acacia invecchiato in barrique che gli è valso, nel 2011, l’Oscar dell’agricoltura per la regione Marche nella categoria In-Generation. Il desiderio di sperimentare nuove strade ha portato Giorgio a creare I’M IdroMiele – prodotto da un blend di tre mieli uniflorali (Acacia, Stachys e Girasole) fatto fermentare con acqua di sorgente e lievito per un periodo di circa 9 mesi - e La Stella, un miele di acacia con tre stelle di anice in infusione. Questi prodotti particolari sono affiancati dalle produzioni più classiche, acacia, melata, millefiori, girasole e stachys, frutto esclusivo della zona fabrianese e dell’Umbria orientale. Grande attenzione al marketing, con confezioni ed etichette curate nei minimi dettagli. Gli esclusivi mieli di Giorgio vengono distribuiti attraverso punti di eccellenza enogastronomica ed enoteche, oltre all’acquisto diretto in azienda. Inoltre, sono sempre di più i ristoranti che li utilizzano per le proprie ricette dolci o in abbinamento ai formaggi, a cominciare dallo Chef Mauro Uliassi e altri cuochi stellati.
Sono 1000 come le camicie rosse partite da Quarto e con gli eroi risorgimentali hanno in comune un comandante che di cognome fa Garibaldi. Si tratta dei mille alveari di Renato Garibaldi, discendente della famiglia di cui faceva parte l’eroe dei due mondi e apicoltore dagli anni ’70. Il legame tra i Garibaldi e l’apicoltura è antico, risale al ‘700 e si intreccia con la professione medica svolta da molti membri della famiglia. Su questa tradizione familiare si imposta la moderna azienda, fondata ufficialmente nel 1984. Con i suoi alveari sparsi su tutto il territorio regionale friulano, Apicarnia rappresenta una realtà importante dell’apicoltura italiana, un’azienda multifunzionale attenta alle esigenze sociali e all’ambiente. Attraverso la selezione dell’ape ligustica carnica, ha contribuito alla salvaguardia della biodiversità e la produzione ha sposato la filosofia del chilometro zero, utilizzando energia pulita, limitando la produzione di rifiuti, ricorrendo al baratto quando possibile e all’autoproduzione alimentare. Una crescita felice, quella di Apicarnia, che punta al benessere e all’inclusione, attraverso la fattoria didattica e sociale, per uno sviluppo che guarda al territorio ma soprattutto alle persone.