Passeggiando per i parchi della città capita spesso di vedere quei fantastici giochi in legno fatti di castelletti, scivoli, altalene, ponti tibetani e pareti di arrampicata. I ricordi affiorano e ci si vorrebbe fermare per poter tornare bambini e giocare ai pirati o alle principesse nel castello.
Non tutti i bambini però hanno le stesse possibilità, come ben sappiamo. Realtà come le case d’accoglienza madre-bambino, i centri diurni per minori, le ludoteche di reparti pediatrici e di associazioni, sono quelle che più necessitano di un aiuto concreto per rendere l’infanzia quanto più simile a quella dei bambini più fortunati. Pertanto, spesso si pensa ad intraprendere azioni di volontariato o donazioni che possano “arricchire” la vita dei beneficiari con un aiuto concreto. Tali azioni possono essere iniziative di carattere personale, mediante le quali il singolo individuo può realizzare un progetto in completa autonomia senza dover necessariamente attivare un confronto con gli altri.
E se a migliorare la qualità della vita di un soggetto beneficiario volesse essere un’azienda attraverso i suoi fondi welfare? Esistono ormai iniziative che permettono di agire con questo scopo benefico e contemporaneamente trarne vantaggio per la formazione dei propri dipendenti. Leggiamo sempre più spesso di iniziative di volontariato aziendale, Eco team building, donazioni. Ma sono realmente soluzioni utili anche per produrre un vantaggio a chi le intraprende?
Di base un’azione di volontariato prevede una semplice suddivisione dei compiti mediante un’organizzazione che ha unicamente funzioni di suddivisione del lavoro, dando vita quindi ad un’esperienza all’insegna della compartimentalizzazione e non del confronto. Invece è possibile utilizzare lo strumento del Team Building per rendere un’attività a scopo benefico anche fruttuosa, oltre che gratificante, per chi la opera. Secondo la teoria della formazione esperienziale di Kurt Lewin e David Kolb, infatti, il team building prevede la sperimentazione di dinamiche intra-gruppo diversificate e correlate alle attività in corso di svolgimento, e la necessità di impiegare e sviluppare competenze comportamentali. È l’attivarsi di questo confronto e lo svilupparsi di tali competenze che caratterizza e differenzia un’attività di volontariato da quella del team building.
Come si rende dunque un team building per aziende oltre che efficace anche benefico?
La soluzione è stata lanciata sul mercato da un’agenzia leader sul territorio nazionale specializzata in eventi aziendali ed attività di Team Building, la Made in Team. Come si evince dal sito madeinteam.it, l’agenzia ha particolarmente a cuore le suddette realtà, ed ha perciò ideato un progetto specifico per integrare il team building con azioni benefiche, con il fine di aiutare i bambini di strutture ed associazioni della propria città -Roma- a ricevere giochi in legno da poter utilizzare per avere dei “normali” momenti di spensieratezza di cui ogni bambino è meritevole.
Queste attività, sviluppate e collaudate negli anni, fanno parte di un progetto il cui marchio è stato registrato e protetto in tutta Europa: il SocialTeamBuilding®.
Emanuele Doria, founder della Made in Team, ci spiega come “Il Social team Building è un format esperienziale dalla forte valenza emozionale, in cui l’obiettivo concreto del team building si arricchisce di uno scopo benefico. Avendo infatti una finalità sociale e quindi un significato profondo, le aziende che scelgono questo format vedono sempre i propri team dare il meglio di sé.”
Stando alla sua testimonianza, nella top 3 delle attività più richieste, vi è il SocialTeamBuilding®: Parco Giochi. Ma come funziona?