Ricordate i bigliettini con i numeri di telefono staccabili che chi cercava lavoro come baby sitter metteva un tempo sui banconi delle panetterie? Ecco, i tempi sono cambiati e ora, così come altri settori, la domanda e l’offerta di baby sitter si svolge online.
Negli ultimi anni anche in Italia sono fioriti numerosi siti specializzati nella messa in contatto di baby sitter e genitori.
Sitly, per esempio, può essere considerato un precursore: è nato nel 2009 in Olanda da due genitori che necessitavano di trovare velocemente una baby sitter vicino a casa in un periodo in cui il welfare olandese non riusciva a garantire tutti i servizi necessari.
Perché non cercarla sul web, pensò quello che è ora il titolare di Sitly e così fondò la piattaforma. Il progetto riscosse talmente tanto successo che il sito di baby sitter fu replicato sul mercato italiano. E nonostante, come ben si sa, l’Italia sia un Paese piuttosto tradizionalista, il riscontro fu subito alto. Tanto che, mentre Sitly si estendeva anche in altre nazioni (Spagna, Norvegia, Svizzera) il Bel Paese rimaneva il mercato più grande del gruppo sia per numero di iscritti che per fatturato. Si pensi che tra il 2016 e il 2017 la piattaforma ha visto il +100% degli scritti e tra il 2017 e il 2018 ancora il +50%.
Oggi si contano oltre 600 mila iscritti. Da una parte i genitori alla ricerca di una baby sitter che abiti vicino a casa (per garantire la massima flessibilità, che è poi uno dei valori aggiunti più riconosciuti ad una baby sitter) e che risponda a determinate caratteristiche di formazione e disponibilità nei compiti (questi tipi di piattaforme permettono infatti di impostare dei filtri per rendere la ricerca sempre più precisa); dall’altra le aspiranti baby sitter possono caricare foto e curriculum sui medesimi siti ed essere facilmente selezionate dalle famiglie che lo richiedono.
E’ ancora interessante notare che nonostante Sitly sia cresciuto ulteriormente espandendosi in 12 nazioni e raggiungendo anche in Sud e Centro America, l’Italia resta il mercato più interessante per questa società. Ogni anno cresce il numero di registrati. Partendo da questa tendenza, sarebbe forse da analizzare la situazione quotidiana delle famiglie italiane sempre più obbligate a chiedere supporto per la gestione dei figli in un momento in cui mancano posti agli asili pubblici, in cui i congedi famigliari devono ancora trovare una loro definizione, in cui l’home working resta un sogno per molti lavoratori?